venerdì 3 dicembre 2010

Il Papalagi - seconda parte




Le molte cose impoveriscono i Papalagi:

“Fatemi dire, cari fratelli delle molte isole, cosa è una cosa. La noce di cocco è una cosa, lo scacciamosche, la conchiglia, l'anello, la ciotola per mangiare, l'ornamento del capo, tutte queste sono cose. Ma ci sono due tipi di cose. Ci sono cose che fa il Grande Spirito senza che noi lo vediamo e che a noi uomini non costano né fatica né lavoro, come la noce di cocco, la conchiglia, la banana, e ci sono cose che fanno gli uomini e che costano molta fatica e lavoro, come l'anello, la ciotola per mangiare o lo scacciamosche. Secondo l'uomo bianco ci mancano le cose che lui fa con le sue mani, le cose degli uomini; non si può certo riferire alle cose del Grande Spirito, che possediamo in quantità maggiore di chiunque altro.”

Possediamo tanti oggetti inutili con i quali ci riempiamo la casa e che non ci decidiamo mai a gettare, abbiamo tante cose artificiali e viviamo in un mondo artificiale, costruito completamente da noi, ma abbiamo perso la possibilità di godere della bellezza del creato.

Il Papalagi non ha tempo:

“Il Papalagi è sempre scontento del tempo che ha a disposizione, e accusa il Grande Spirito di non avergliene dato di più.”

“Ci sono Papalagi che sostengono di non avere mai tempo. Corrono freneticamente qua e là, come se fossero posseduti dal demonio, e ovunque vadano fanno del male.”

Penso al tempo come a un fiume che scorre inesorabile, incurante di come noi umani lo impieghiamo, un flusso di tempo scandito da albe che annunciano giorni e da tramonti che annunciano notti, un tempo di luce solare che invita all’azione e al lavoro e un tempo di luce lunare che invita al riposo e alla meditazione, un tempo scandito dalle fasi lunari che influiscono nel profondo del nostro animo e un tempo scandito dal percorso del sole che fa girare la Ruota dell’Anno. Il tempo misurato dall’orologio invece è pura convenzione e la lotta contro il tempo è totale illusione. Tutto cambia, dentro e fuori di noi, tutto è in movimento perenne, non potremo mai fermare il tempo. Al’interno di questo tempo magico ci creiamo scadenze sempre più pressanti. Alcune scadenze fanno la differenza tra la vita e la morte, tra la disperazione e la felicità, tra la ricchezza e la povertà, ma siamo noi ad impostare la nostra vita sul tempo delle scadenze. Se non ci deprogrammiamo per garantirci almeno qualche via di fuga da questa tirannia, non conosceremo mai il tempo dei Cicli, il tempo della Meditazione, il tempo della Saggezza e il tempo della Conoscenza.

Il Papalagi ha impoverito Dio:

“A ogni modo Dio non ha quasi più niente, gli uomini gli hanno preso quasi tutto facendone il loro «mio» e «tuo». Non può più dare a tutti nella stessa misura il suo sole, che era destinato a tutti, perché alcuni pretendono di averne più degli altri. Nelle belle e grandi piazze assolate siedono spesso solo in pochi, mentre i più catturano miseri raggi di sole standosene all'ombra. Dio non può più provare un'autentica gioia, perché non è più il grandissimo Signore nella sua grande casa. Il Papalagi lo rinnega dicendo: «È tutto mio». Non arriva a comprendere quel che fa, anche se sta tanto a pensare. Al contrario, ritiene che il suo operato sia onesto e giusto. Ma davanti a Dio è disonesto e ingiusto.”

Abbiamo violato la sacralità della Terra e l’abbiamo saccheggiata. Invece di esserne i custodi, ne siamo divenuti i padroni assoluti, provocando quei disastri che sono sotto gli occhi di tutti. Leggete a questo proposito il bellissimo discorso del 1854 del Capo Seattle al presidente degli Stati Uniti, quale commento migliore di questo?


Il Grande Spirito è più potente delle macchine:

“Il Papalagi è un mago. Se canti una canzone, cattura il tuo canto e te lo restituisce ogni volta che vuoi. Ti mette davanti un piatto di vetro e ci cattura la tua immagine. E te la fa rivedere mille volte, tutte le volte che vuoi. Ho visto anche prodigi più grandi di questi. Vi ho detto che il Papalagi cattura i lampi del cielo. Proprio così. Li cattura, la macchina li divora, li frantuma, e di notte li rigetta fuori in mille stelline, lucciole e piccole lune. Non gli ci vorrebbe niente a riversare di notte la luce sulle nostre isole, per renderle chiare e luminose come di giorno. Spesso libera di nuovo i lampi a suo vantaggio, indica loro la strada e dà loro messaggi per i suoi fratelli lontani. E i lampi ubbidiscono e portano con sé i messaggi. Il Papalagi ha dato più forza a tutte le sue membra. Le sue mani arrivano ai mari e alle stelle, e i suoi piedi superano venti e onde.”

Allora il progresso può essere anche meraviglioso!

“È questo il punto: il Papalagi cerca di eguagliare Dio. Vorrebbe distruggere il Grande Spirito e prendere per sé i suoi poteri. Ma Dio è ancora più grande e più potente del più grande Papalagi e delle sue macchine, ed è sempre lui a stabilire chi di noi deve morire, e quando. Il sole, l'acqua e il fuoco sono soggetti ancora, prima di tutto, a Lui. E nessun Bianco ha ancora piegato alla sua volontà il sorgere della luna e la direzione dei venti.”

Ah ecco, è questo il punto, ha ragione lui.

Del lavoro del Papalagi e del modo in cui vi si smarrisce:

“Ogni Papalagi ha un lavoro. È difficile spiegare cosa sia. È un qualcosa che si dovrebbe avere una gran voglia di fare, ma il più delle volte non se ne ha. Avere un lavoro significa: fare sempre la stessa identica cosa. Fare una cosa tanto spesso, che la si potrebbe fare anche ad occhi chiusi e senza fatica. Se con le mie mani non facessi altro che costruire capanne o intrecciare stuoie, ebbene questo costruire o intrecciare sarebbe il mio lavoro.”

Che barba! Che noia!

“È una gioia costruire una capanna, abbattere gli alberi nella foresta e ridurli in pali, piantare i pali, intrecciarvi sopra il tetto e alla fine, quando i pali e le travi e tutto il resto è legato ben bene con i fili di cocco, ricoprire tutto con le foglie secche della canna da zucchero. Non c'è bisogno che vi stia a dire che gioia sia per gli abitanti del villaggio costruire la casa del capo e partecipare alla grande festa con i figli e le mogli.”

So di una famiglia del Galles che si è costruita con le proprie mani una casa stupenda, ne farò presto un articolo e lo linko qui come commento, stay tuned!

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