giovedì 6 gennaio 2011

Gli accompagnatori tenebrosi di San Nicola


San Nicola era spesso accompagnato da un aiutante tenebroso.

Ma perché ci fu bisogno di inventare un accompagnatore nero per san Nicola? Il santo non poteva semplicemente ereditare le funzioni dei personaggi antichi che sostituiva? Certo che no! Anticamente - e coerentemente con l’etica bipolare tradizionale - le divinità riunivano funzioni ambivalenti, benefiche e terrificanti. Il cristianesimo dualista separò le funzioni: era impossibile immaginare aspetti negativi di Gesù e dei suoi discepoli, i santi. Così si videro ben presto i personaggi benefattori (Gesù, i santi o le sante e perfino i Re Magi) accompagnati da personaggi orribili, che recuperavano le antiche funzioni spaventose. Era inoltre auspicabile, secondo una mentalità “pedagogica”, che alcuni personaggi incarnassero una minaccia per spaventare i bambini birbanti (“se non mangi la minestra, l’orco verrà a prenderti”). Ancora una volta, se un tempo un’entità pagana poteva facilmente incarnare funzioni positive e negative, era inconcepibile fare di un santo, e a maggior ragione di Gesù,un riparatore di torti. Molti di questi accompagnatori sono stati di fatto creati e resi popolari dai pedagoghi a partire da personaggi interamente storici.
Castigamatti (Père Fouettard), ad esempio, il cui nome evoca la frusta, attributo fondamentale dell’accompagnatore, non sarebbe altro che la personificazione derisoria di Carlo V.
Nel 1553, durante l’assedio di Metz, in Francia, una caricatura dell’imperatore spagnolo, vestito di stracci e armato di frusta, fu portata in giro per tutta la città ed esposta ai lazzi, per iniziativa della corporazione dei conciatori.
Metz e la Lorena furono liberate, poco prima del 6 dicembre, e per ricordare e stigmatizzare la resistenza allo Spagnolo, si pensò di inserire la caricatura di Carlo V nel corteo di san Nicola, di cui sarebbe stato il servitore. La tradizione poi si perpetuò.
Secondo Van Gennep furono effettivamente i pedagoghi scolastici e non un’iniziativa popolare a inventare Castigamatti, e per la precisione, i gesuiti o i frati delle scuole cristiane. Aggiunge inoltre che si ritrova un equivalente del Castigamatti, con il viso e le mani anneriti dalla fuliggine, in Svizzera (Berna e Friburgo, regione cattolica), dove, ancora una volta, sarebbe stato introdotto da pedagoghi religiosi.
Allo stesso modo, nei paesi germanici era noto l’accompagnatore Hans Trapp, un personaggio dal viso annerito. Il suo nome deriverebbe da Jean (Hans) di Dratt (oTratt), morto nel 1503, maresciallo alla corte del conte palatino Filippo, che si era reso tristemente celebre per le esazioni inflitte alla popolazione civile. A proposito di questo Hans Trapp, un’usanza danese ancora osservata nel XIX secolo e riportata dal mitologo Axel Olrik, voleva che durante il periodo di Yule si disponessero i coltelli di casa con la lama ben affilata verso l’alto “per proteggere adeguatamente contro la Caccia Selvaggia” condotta da “Kònig Hans e il suo seguito” intenzionati a rubare lo Julschwein (maiale di Natale). Questo “König Hans” è probabilmente una manifestazione del condottiero tradizionale della Caccia, cioè Odino-Wotan. E se si tratta anche di Hans Trapp, ciò prova che al di là della storicizzazione del nome di Dratt, il personaggio è molto più antico.
Alcuni orchi sono dei semimostri, come il Krampuss svizzero, mezzo mostro, mezzo stregone. Gli accompagnatori sono scuri (di pelle nera o coperti di fuliggine o di pellicce), terrificanti, spesso pelosi, a volte cornuti (come in Russia e nei paesi slavi, dove l’accompagnatore del santo è nero, cornuto, con grandi orecchie rosse e appuntite) e rumorosi (durante la Caccia Selvaggia brandiscono generalmente delle catene o addirittura, secondo alcuni, sbattono le mascelle).
Spaventano i bambini con la frusta o le verghe, ma a volte la punizione si spinge oltre: minacciano i monelli di condurli lontano, anzi di divorarli, come nelle vecchie fiabe sugli orchi. Così Zwarte Piet (Pietro il Nero), l’accompagnatore del Sinter Klaus olandese, è un moro in abiti spagnoli che minaccia di portare in Spagna dentro al suo sacco i bambini disobbedienti. Questo personaggio ci riporta, come abbiamo visto, all’antico rancore olandese contro l’occupante spagnolo.
D’altronde, si nota che uno dei soprannomi dell’accompagnatore nei paesi germanici è Leutfresser, “cannibale”, forse un’allusione alla leggenda di san Nicola e dei tre bambini consegnati al macellaio. Ma non dimentichiamo che tutti questi personaggi fanno parte della famiglia degli orchi. Il termine francese “croque-mitaine” viene sicuramente da “croquer" (mangiare, sgranocchiare), ma la seconda parola pone maggiori problemi. L’ipotesi “mitaine”, cioè “guanto”, non avrebbe molto significato. I folkloristi hanno proposto di far derivare mitaine dall’olandese met jien, tedesco mädchen, “ragazza”. Il “croque-mitaine” sarebbe dunque un divoratore di fanciulle, ipotesi sinistra, certo, ma più verosimile. In inglese, l’equivalente di “croque-mitaine” è bugaboo, formato da bug, “goblin” e l’interiezione infantile boo, cosa che sembra subito meno spaventosa... anche se i goblin sono creature nelle quali è meglio non imbattersi da soli di notte (vedi soprattutto i romanzi di Tolkien).
D’altronde, non bisogna vedere inizialmente le verghe come uno strumento di castigo. Nelle rappresentazioni più antiche, questi fasci di verghe assomigliano a scope. Nelle tradizioni antiche, la scopa era un attributo delle divinità della fecondità (come le verghe, naturalmente) e perfino il simbolo del paganesimo nel Medioevo.
Per designare le coppie che si erano sposate secondo le antiche usanze e non in chiesa, si parlava di “matrimonio sulla scopa”. La scopa era un simbolo di fecondità, di fortuna e del tuono (il fulmine era spesso messo in relazione con la fertilità). Si conoscono molte rappresentazioni degli spiriti della natura (come Robin Hood o Robin Gai-Luron/Good Fellow) con una scopa. L’allusione agli spiriti della natura (Green Man, Jack in the Green, Robin...) non è qui gratuita poiché in molti luoghi, e in particolare nei paesi anglosassoni, sono stati spesso presentati come accompagnatori del santo, anzi come distributori di regali (fecondità).
Comunque sia, malgrado la distinzione tra il santo e il suo accompagnatore, l’iconografia mostra che in diverse regioni remote san Nicola, il distributore di regali, si confondeva totalmente - almeno nel suo aspetto esteriore - con il suo
accompagnatore. Prendeva allora l’aspetto di Pietro il Nero e poteva farsi chiamare semplicemente Nicola o Klaus. È qui evidente tutta l’ambiguità della relazione santo/accompagnatore.
Per continuare sulla via di questa ambiguità, soffermiamoci sul caso di uno di questi accompagnatori: Knecht Ruprecht, il tenebroso, il servitore nero dei paesi germanici. Ricordiamolo: è a lui che il bavarese Thomas Nast penserà quando cercherà di illustrare... il Santa Claus di Clement Moore. Difficile trovare un paradosso maggiore! L’accompagnatore diventa (ridiventa?) Babbo Natale al posto del vescovo di Mira. Orbene, secondo Dontenville, Knecht Ruprecht verrebbe dalle “profondità della mitologia germanica precristiana” e si identificherebbe con Wotan. Più precisamente, Ruprecht o Rumpanz sarebbe il dio originario soppiantato da san Nicola. Ancora più curiosamente, l’etimologia di questo personaggio tenebroso sarebbe, secondo Jakob Grimm (uno dei fratelli Grimm, gli autori delle celebri favole), “Brillante per la gloria”, il che lo identificherebbe, sempre secondo il mitologo, con Odino.
La tradizione associata a questo Ruprecht o Rupert è esplicita. Si dice che il garzone di fattoria Rupert è celebre per la sua “luminosità” (l’antico alto-tedesco hruodperaht, in questo senso, evocherà Berchta, “la luminosa”).
Rupert guida anche un corteo di tre personaggi femminili sull’isola di Usedom. La prima porta una bacchetta e un sacco di ceneri. La seconda cavalca un cavallo bianco. La terza monta un Klapperbock, letteralmente un “capro che sbatte” o un “cervo che sbatte” (perché bock può designare qualunque maschio selvaggio con le corna), lo stesso che sarà chiamato Jul bock in Danimarca. Questo Klapperbock è in effetti quello che gli inglesi chiameranno un hobby-horse o uno snap-horse (snap,”sbattere”) e i francesi un “cheval-bâton”, un’asta sulla quale è tesa una pelle di cervo recante all’estremità una testa di legno. Una corda è attaccata alla mascella inferiore e attraversa la mascella superiore cosicché tirandola, il cavaliere può far “sbattere” le mascelle. Sono note numerose tradizioni simili in Gran Bretagna, in particolare Snap the Dragon, che cadono piuttosto intorno al 23 aprile, festa di San Giorgio.
In ogni caso, con il piccolo corteo di Rupert abbiamo una rumorosa Caccia Selvaggia in formato ridotto con Rupert/Odino come condottiero, le ceneri al posto delle anime, il cavallo bianco al posto di Sleipnir - non dimentichiamo che il nome del cavallo di san Nicola è Slupinis – il
Klapperbock per il rumore e la bestia cornuta, simbolo di fecondità e di potenza.
La coppia san Nicola/accompagnatore tenebroso restituisce l’opposizione dualista cristiana bianco/nero, luce/tenebre, bene/male, Dio (san Nicola)/diavolo. In altri termini, si assiste qui alla demonizzazione da parte del cristianesimo dei tratti meno recuperabili delle antiche divinità pagane, anche se osservatori recenti, a cominciare da Van Gennep, facendo riferimento ancora una volta all’ipotesi pedagogica, ritengono che questi personaggi siano dipinti a tinte fosche soltanto per spaventare i bambini attraverso la paura tradizionale e irrazionale per gli spazzacamini e i
 carbonai.
Generazioni di bambini sono stati spaventati con la minaccia di essere portati via da questi lavoratori dal viso scuro e con un grande sacco.
E tutto ritorna: la rinascita moderna di Babbo Natale ha fatto scomparire quasi ovunque gli accompagnatori, più esattamente e senza dubbio alcuno, san Nicola. Gli accompagnatori, figli del paganesimo antico e delle religioni della Natura, hanno semplicemente ripreso la loro funzione originaria diventando Babbo Natale
.

Gli accompagnatori tenebrosi
Quasi tutti compaiono soltanto nei paesi germanici e nelle Alpi del Nord. Molti di questi nomi sono diventati sinonimi del diavolo:
Uomo Nero (e le sue traduzioni: Schwarz Mann, Black Man, Swarthy...); Aiutante Nero o Tenebroso; Ashenklas o Ashen Klas (Klaus di fuliggine); Aschenmann (uomo di fuliggine); Knecht Ruprecht (Ruprecht il servitore); Rupert; Rimpanz; Klaubau o Klaubauf (peloso, nero e cornuto, in Tirolo); Hans Trapp; Klaves (o Klawes); Klas Buer; Klaai; Klaasoom; Leutfresser  (letteralmente “cannibale”. Allusione alla leggenda di san Nicola e dei tre bambini consegnati al macellaio?); Bullerklas - Budelfrau (versione femminile); Buzebercht (l’antica dea Berchta); Mamma Berchta o Perchta; Frau/Dame Gaude; Frau/Dame Harke; Frau/Dame Holda; Ru Klas (Klaus il Bruto); Klapperback o Klapperbock; Bartle o Bartel; Cerne; Cernunnos; Heks; Herne; Vecchia Home (femminilizzazione di Herne?); Hobb; Kaije; Duyvel (il “diavolo” in olandese); Beelzebub (!); Eckhart (servitore incatenato di Wotan); Castigamatti; Grampuss (o Krampuss in Svizzera); Joseph (un’allusione all’eminenza grigia dì Richelieu, il padre Joseph?); Nickel Pelz Nickel (Nick con le pellicce, in Baviera); Pietje Pek; Pickesel (Alsazia,es el, “asino”); Niklo; Old/Vecchio Nick; Pelzmaerte o Pelzmarte; Perchta; Pietro il Nero (e le sue traduzioni: Zwarte Piet in Olanda, Schwarze Peter in Germania, Black Pete ecc., e perfino... Saint Peter [san Pietro]); Il Moro (Vallonia); Robin; Robin Hood; Robin Good-fellow/Gai Luron; Schmutzli (lo Sporco, dialetto svizzero); Silvestro (demonizzazione dello spirito dei boschi, come i Robin citati sopra); Sunderoom Warlock (stregone).

Da: La vera storia di Babbo Natale di Arnaud D’Apremont

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