giovedì 24 marzo 2011

Il bosco di primavera


Il bosco di primavera dopo le ultime nevi del disgelo riprende forza, ma prima di riprendere la forza e la linfa vitale, si stiracchia, sbadiglia, fa scricchiolare le ossa, si sveglia dopo un lungo sonno e si guarda attorno attonito. A primavera il bosco è sbalordito, è sorpreso da questo letargo che ha avuto, questo sonno, questa neve che lo calcava giù, lo spingeva. E a un certo punto il tepore lo sveglia, però il bosco a primavera, appena sveglio, è debole, è come un bambino, non puoi caricarlo di nessun peso, è fragilissimo, quindi guai a tagliare piante per qualsiasi uso a primavera, per lavoro, per il fuoco, si può solo trapiantare qualche albero in luna calante perché attecchisca meglio e questa linfa che comincia a correre è come il sangue. Se noi tagliamo un albero a primavera, vedete che il ceppo continuerà a buttare acqua in maniera abbondante, puoi metterci sotto un bicchiere e riempirlo in nemmeno un’ora e quindi non servono a fare nulla gli alberi a primavera, perché devono prendere forza, devono riallenarsi, devono riscoprire la gioia del vivere dopo questo lungo sonno che li ha fermati lì durante tutto l’inverno. Il bosco a primavera si sorprende anche perché viene visitato da tutti gli animali che a loro volta cominciano a rivivere, gli uccelli cominciano a fare i nidi e cantano in modo diverso che in autunno, non tutti gli uccelli fanno il nido sugli stessi alberi, ad esempio i tordi amano fare i nidi sui pini, sugli abeti, i ciuffolotti, i pettirossi sui cespugli... e quindi i boschi vengono visitati dagli animali e dagli uccelli, quello che non succede poi in estate che se ne vanno in alto perché c’è più frescura, quello che non succede d’autunno quando le foglie cadono. È tutto un rivivere, è tutto un darsi da fare, come i contadini che si mettono a lavorare nei campi, è tutto un brulichìo, il sottosuolo si rianima, escono insetti, formiche che cominciano a scalare le piante, è una meraviglia di vita, ma una vita quieta, passando con le automobili non ci si accorge, bisogna starci dentro qualche giorno, qualche ora, anche 5-6 ore, e si capisce che si muove il bosco. Puoi vedere un ramo che dopo un inverno si alza di colpo e ti sembra che qualcuno lo spinge e invece no, ha deciso di metter fuori questi rami che aveva tenuto bassi per non farseli spaccare dall’inverno. È una cosa dolce il bosco a primavera perché è fragile, è vulnerabile, anche un albero enorme a primavera è fragile, lo puoi quasi sgraffiare con le dita perché è tenero, è un germoglio, non è l’età dell’albero che gli dà la forza a primavera… È il risveglio e quando uno è appena sveglio deve concentrarsi per capire qualcosa, intanto è vulnerabile. Uno appena sveglio, un uomo, una donna, una persona si alza, cammina e tentenna in qua e in là, anche il bosco è quasi “fuori equilibrio” a primavera, poi piano piano, a fine maggio, giugno, luglio, riprende la forza e allora diventa il bosco forte, a volte anche troppo forte, troppo eclatante, troppo pieno di sé, troppo che si fa vedere… adesso per il bosco è la stagione più bella perché è vulnerabile, è debole, quindi ha una dolcezza sua e si capisce che se lo tocchi gli fai male.
Le uniche cose che gli artigiani, che ora sono quasi scomparsi, tagliavano a primavera, erano i virgulti, i ramoscelli per fare le gerle, le ceste, le culle, che diventavano come corde e si potevano attorcigliare in ogni modo e non si rompevano, ed erano eccezionali per intrecciare questi oggetti, questi manufatti… se tagliati in novembre sono già irrigiditi, non si riescono più a piegare e a torcere come in primavera, allora gli artigiani, siccome la primavera non è che durasse molto, preparavano grandi fasci di questi legnetti da lavoro e li mettevano nell’acqua di un ruscello, li lasciavano quindici giorni e poi ne toglievano un po’, di modo che arrivavano a novembre e a dicembre avendo sempre materiale da lavoro tenero e malleabilissimo che si incurvava come volevano loro.
A primavera il bosco prepara tane, mette nascondigli, diventa protezione…  perché gli uccelli o gli animali non nascono a marzo e nascono a maggio? Perché sono protetti appunto dall’esplodere del bosco e quindi di foglie, di erba, gli uccelli fanno i nidi tra i rami protetti dalle foglie, le bisce escono. I caprioli e i camosci fanno i piccoli e si nascondono nell’erba, se li facessero prima la volpe li vedrebbe e se li prenderebbe. Quindi a primavera il bosco è protezione per gli animali, però bisogna stare attenti quando si cammina perché si svegliano le bisce e le vipere. Può capitare di imbattersi nell’erba di primavera in un cucciolo di capriolo, guai a toccarlo perché se poi noi lo tocchiamo la mamma sente che l’ha toccato un estraneo, non gli dà più il latte e se ne scappa via. State attenti alle vipere che si svegliano, anche loro si sitiracchiano e vanno in giro tra l’erba e tra i sassi, bisogna fare attenzione a dove camminare, farlo sempre con un bastone e guardare per terra, spostare l’erba. Ci sono uccelli che fanno i nidi tra l’erba, quindi quando si cammina in un bosco a primavera e senti un uccello che fa un verso strano, come da impaurito… bisogna o cambiare direzione o stare attenti dove si mettono i piedi.
Il bosco a primavera è un abbraccio, è un augurio, una pacca sulle spalle e una spinta e ti dice: “Vai, affronta il lavoro, affronta la primavera, l’estate, l’autunno e l’inverno”.

Trascrizione di Il bosco di primavera con Mauro Corona, puntata di Geo&Geo del 21/3/2011


Nessun commento:

Posta un commento