mercoledì 21 settembre 2011

Equinozio di autunno - il tramonto dell’anno



All’Equinozio di Autunno il sole, nel suo cammino apparente nel cielo, incrocia nuovamente l’equatore celeste e ancora una volta nel corso dell’anno giorno e notte si equivalgono nella loro durata, ma stavolta il percorso segue una direzione opposta a quella dell’equinozio primaverile, passando dall’emisfero settentrionale dello zodiaco a quello meridionale. Il sole scende letteralmente agli “inferi” e le tenebre cominciano a prevalere sulla luce. In molti circoli druidici contemporanei l’Equinozio autunnale viene chiamato Alban Elued, “Luce dell’Acqua” in gallese:
infatti l’acqua raffigura l’oceano cosmico in cui si immerge il sole nella parte calante dell’anno, la misteriosa profondi­tà marina che diviene sempre più scura man mano che i giorni si accorciano.
Gli antichi concepivano la terra come galleggiante nell’acqua (o meglio indicavano col nome di terra la regione dello spazio sovrastante la fascia dell’equatore celeste e acqua quella sottostante) e il Solstizio estivo era connesso con le spiagge, il luogo di mutamento ed equilibrio tra l’anno crescente e quello calante al punto più alto del sole. L’acqua è la sfera dell’Equinozio autunnale, l’anno discendente nell’oceano. È un momento di passaggio, critico come tutti i momenti sacri dell’anno di cui abbiamo parlato, quando la barriera tra il mondo visibile e quello invisibile si fa più sottile. Gli antichi lo consideravano un periodo propizio ai riti misterici. Si celebravano ad esempio quelli di Mithra, signore e animatore del cosmo e allo stesso tempo mediatore fra le divinità e gli esseri umani, così come l’asse degli equinozi è intermediario tra le due fasi dell’anno. Mithra veniva spesso raffigurato in mezzo a due portatori di fiaccola, uno (Cautes) con la torcia sollevata in alto a simboleggiare l’equinozio di primavera e l’altro (Cautopates) con la torcia abbassata a indicare l’Equinozio di Autunno. Più tardi le funzioni di Mithra vennero assunte dall’arcangelo Michele, la cui festa, insieme a quella degli altri due arcangeli Gabriele e Raffaele ricorre il 29 settembre. Il periodo equinoziale di autunno è chiamato appunto Michaelmas nei paesi anglosassoni. Michele è arcangelo di fuoco e di luce, alter ego e gemello di Lucifero: ora è il momento di congedarci dalla luce. Ma il mese di settembre era anche il periodo in cui si svolgevano i Grandi Misteri di Eleusi. I rituali eleusini, basati sul simbolismo del grano, celebravano il mito di Demetra e sua figlia Perséfone: il loro momento culminante era la presentazione agli iniziati di una spiga di grano accompagnata dalle parole “nel silenzio è ottenuto il seme di saggezza”. Nel mito classico Persefone venne catturata da Ade, Dio degli Inferi. Sua madre Demetra, Dea del Grano, la cercò ovunque lamentando la perdita della figlia e rifiutando di fare fiorire e fruttificare la terra. Il suolo divenne spoglio e desolato, e l’umanità invocò il soccorso degli dei. Alla fine, stanca, Demetra sedette per nove giorni e nove notti e gli dei le fecero sbocciare papaveri tutt’intorno. Respirando il loro profumo soporifero Demetra si addormentò e nel frattempo gli dei riuscirono ad ottenere da Ade il ritorno di Persefone. Ma siccome la giovane Dea aveva mangiato tre semi di melograno, cibo dell’Altro mondo offertole da Ade, fu destinata a trascorrere tre mesi ogni anno nel mondo infero, mesi durante i quali l’inverno cadeva sulla terra. Persefone era discesa agli inferi come il sole discende negli inferi celesti, e come il sole ne sarebbe ritornata con la promessa della rigenerazione della Natura. Se Lughnasadh è l’inizio del raccolto, rappresentandone l’aspetto sacrificale, il tema stagionale dell’Equinozio è la fine del raccolto, il suo completamento. Ma è anche il momento del secondo raccolto dopo quello dei cereali: quello della frutta e dell’uva. Dioniso, nato secondo certi miti proprio dalle nozze di Persefone e Ade-Plutone, è il dio della vite e dell’ebbrezza. Il processo che conduce alla fabbricazione del vino era per gli antichi così misterioso e il prodotto finale così sacro (come ogni altra sostanza capace di indurre modificazioni nello stato di coscienza) che ogni fase della raccolta dell’uva veniva accompagnata da rituali. Il vino pressato veniva poi messo in botti dove il succo alcolico passava attraverso una seconda fermentazione fino a diventare vino. Questo processo era per gli antichi affine alla trasformazione spirituale che ha luogo durante le iniziazioni. Sembra quasi che la fermentazione nel buio delle cantine sia immagine speculare alla trasformazione che avveniva negli iniziati durante i riti misterici nel buio dei santuari sotterranei. Non per nulla l’alcool è stato chiamato “spirito”... Se il vino dominava i culti misterici mediterranei, nelle Isole Britanniche si celebrava John Barleycorn, lo “spirito” del grano che rinasce nel whisky, “l’acqua di vita” dei Celti. I Celti chiamavano l’Equinozio autunnale anche col nome di Mabon, il giovane dio della vegetazione e dei raccolti. Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato dal Re Artù e dai suoi compagni. Il suo rapimento è l’equivalente celtico di quello di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono immagazzinati in luoghi sicuri e poi “sacrificati” per dare la vita agli uomini. In questo periodo, un po’ ovunque si tengono feste del raccolto, con abbondanza di cibo e di bevande. C’è grande sollievo, ora che le messi e i frutti sono stati raccolti e immagazzinati. Un tempo, il raccolto costituiva la riserva di provviste da conservare per il sostentamento durante l’inverno. Le divinità della terra venivano ringraziate per i loro doni, auspicando un futuro ritorno dell’abbondanza negli anni successivi.
Queste celebrazioni avevano un’atmosfera di dolce malinconia. Il Dio del Grano era morto, così come moriva il Dio del Sole. Egli viaggiava ora nell’Altro Mondo, discendendo agli inferi per addormentarsi nel grembo della Dea Madre, da dove sarebbe rinato al Solstizio d’Inverno. Più che una morte dunque, si trattava di un lungo sonno. Il poeta e scrittore Robert Graves, parlando degli aspetti della Grande Dea ci dice che se all’Equinozio di Primavera lei si presentava sotto l’aspetto dell’iniziazione, all’Equinozio di Autunno era nel suo aspetto di riposo, il riposo che attendeva gli iniziati dopo le fatiche della vita. La malinconia era dunque dolce perché c’era la consapevolezza di una rinascita a una diversa condizione di vita. I due temi stagionali del sole e del raccolto condividevano con l’umanità un universale ciclo di nascite, morti e rigenerazioni. Nelle feste del raccolto aveva un posto d’onore un oggetto simbolico che abbiamo incontrato più volte nelle feste sacre: la Bambola del Grano, formata dalle ultime spighe raccolte e legate con un filo solitamente rosso. La bambola, se non veniva sepolta nei campi a scopi propiziatori, era conservata fino alla fine del raccolto dell’anno successivo. Essa veniva chiamata a volte “Ragazza dell’edera”, perché l’edera, che rimane verde durante l’inverno, è il simbolo della vita che continua: crescendo a spirale appare come un simbolo di rinascita (la vita che ritorna ciclo dopo ciclo) e come pegno di rinascita del Dio, sia come nuovo sole al Solstizio, sia come nuovo raccolto in primavera. La pianta sacra dell’Equinozio di Autunno è la mora selvatica. In molti luoghi si dice che le more non dovrebbero essere più mangiate dopo la fine di settembre, perché “il diavolo le guasta”. Ciò è legato ad antiche usanze secondo le quali i prodotti della terra non raccolti nel loro momento stagionale appartengono agli spiriti di Natura: in realtà si trattava delle offerte lasciate alle divinità. La mora selvatica è un sostituto della vite nel simbolismo agrario dei paesi nordici. Robert Graves aveva ipotizzato l’esistenza di un antico calendario arboreo nel quale l’Equinozio autunnale viene prima della fine del “mese della Vite” e dell’inizio del “mese dell’Edera”, due piante che crescono a doppia spirale, simbolo di rinascita come abbiamo già visto. Sempre secondo Graves il cigno è l’uccello dell’Equinozio in quanto simbolo dell’immortalità dell’anima e guida dei morti nell’aldilà (Apollo, dio solare greco, vola su un carro trainato da cigni fino alla sua nordica dimora invernale, tra gli Iperborei).

Da: Feste pagane di Roberto Fattore

2 commenti:

  1. Sono contentissimo che inizia l'autunno, per me è la stagione più bella dell'anno. Ciao!

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  2. Anch'io sono contentissima, adoro l'autunno.

    Un caro saluto

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