mercoledì 28 marzo 2012

Connla e la fanciulla fatata


Connla era figlio di Conn Cétchathach (“delle cento battaglie”), un leggendario re supremo irlandese, antenato dei Connachta, e, attraverso il suo discendente Niall Noígiallach, delle dinastie degli Uí Néill. Conn Cétchathach era a sua volta figlio di Fedlimid Rechtmar (“il legittimo” o “l’appassionato, il furioso”, chiamato anche Rechtaid, “il giudice,il legislatore”).
Conn Cétchathach prese il potere spodestando dal trono Mal, che aveva ucciso suo padre. Ottenne l'epiteto di Cétchathach per le sue guerre contro i Dál nAraidi (a volte latinizzato in Dalaradia, da non confondere con Dál Riata, latinizzato in Dalriada), un regno del popolo dei Cruithne (i leggendari Pitti), nel nord-est dell'Irlanda del I millennio, incentrato sulle coste settentrionali di Lough Neagh, nell'Antrim.
Il suo rivale per la sovranità dell'Irlanda fu il re del Munster, Éogan Mór, anche conosciuto come Mug Nuadat, che, dopo molte battaglie, fu definitivamente sconfitto e ucciso quando Conn guidò un attacco notturno in cui sbaragliò definitivamente il nemico.
Il figlio di Mug, Tibride Tirech, uccise Conn a Tara.
Quello dei Dál nAraidi fu il secondo regno dell'Ulster, i cui sovrani contesero per alcuni secoli ai Dál Fiatach il titolo di sovrani supremi. È possibile che il regno di Dál nAraidi sia invece stata una libera confederazione di piccoli reami, durata fino all'VIII secolo. Da questo momento in poi, i re dei Cruithne non ebbero più alcun controllo sulla monarchia suprema dell'Ulster

Connla dalla Fiera Capigliatura era figlio di Conn delle Cento Battaglie.
Un dì che stava al fianco di suo padre sulla cima di Usna, vide una giovane abbigliata in modo  insolito venire verso di lui.
“Da dove vieni, giovinetta?” domandò Connla.
“Provengo dalle Piane del Sempre Vivo – dichiarò lei, – in quel luogo non c’è né morte né peccato.
Laggiù noi ci prendiamo un’eterna vacanza, e non abbiamo necessità di alcuno, la nostra gioia è assoluta.
Il nostro piacere si distende senza contese o pene. E per il fatto che abbiamo dimora nelle tonde colline verdi, gli uomini ci chiamano la Gente della Collina”.
Tranne Connla, nessuno vedeva la fanciulla fatata.
“Con chi, dimmi, stai parlando ragazzo mio?” chiese Conn il re.
Allora la fanciulla rispose:
“Connla sta comunicando a una giovane e buona ragazza che non vedrà né la morte né la vecchiaia.
Io amo Connla, e sono comparsa a invitarlo perché venga nella Piana del Piacere, Moy Mell, dove continuamente regna Boadag, e da quando egli regna non c’è stata in quella terra malattia alcuna né pena. Oh, vieni con me Connla dalla fiera capigliatura rosso acceso come l’alba e con la tua fulva pelle. Una leggiadra corona ti attende per abbellire il tuo bel volto e il magnifico aspetto.
Vieni, e mai si dissolverà la tua bellezza, né la tua gioventù, fino al giorno ultimo e tremendo del Giudizio”.
Il re, avendo timore delle parole che la fanciulla pronunciava, e che egli avvertiva pur non potendo scorgerla, chiamò forte il suo druido, di nome Coran.
“Oh, Coran dei molti incantesimi – disse – e maestro di magia, imploro il tuo aiuto. Un compito mi grava, troppo grande malgrado tutta la mia esperienza e intelligenza, più grande di qualsiasi altro mi sia capitato da quando ho conquistato il regno.
Senza rivelarsi, una ragazza è venuta a noi, e col suo potere vuol brandirmi il mio caro, il mio bel figlio. Se non dai la tua assistenza, egli sarà privato al tuo re per mezzo delle scaltrezze e degli stregonerie di una donna.”
Allora Coran il druido avanzò e proferì le sue formule in direzione del posto in cui era stata udita la voce della fanciulla. E nessuno sentì più la sua voce, né Connla la vide più. Solo che, scomparendo davanti alla potente formula magica del druido, ella buttò una mela a Connla. Per un mese intero da quel giorno, Connla non prese nulla da mangiare o da bere se non quella mela.
Ma appena la mangiava, essa cresceva di nuovo e restava sempre intera. E nel frattempo crescevano nell'animo di lui una forte nostalgia e un desiderio intenso della giovinetta che aveva visto. Quando tuttavia venne l’ultimo giorno del mese, Connla, che si trovava al fianco del re suo padre sulla Piana di Arcomin, scorse di nuovo la ragazza giungere verso di lui, e di nuovo gli parlò.
“È veramente un luogo famoso questo su cui poggiamo i piedi di Connla, tra i fuggevoli mortali in attesa solo del giorno della morte.
Ma adesso, il popolo della vita, gli immortali, ti domandano e ti invitano a venire a Moy Mell, la Piana del Piacere, poiché hanno imparato a conoscerti, guardandoti nella tua casa fra i tuoi amati”.
Nel momento in cui il re Conn sentì la voce della ragazza, convocò i suoi uomini, e disse:
“Fate arrivare presto il mio druido Coran, poiché io vedo che essa oggi ha di nuovo il potere della parola”.
Ribadì allora la fanciulla:
“Oh, coraggioso Conn, guerriero delle cento battaglie, la facoltà del druido non è molto stimata, ha poca capacità in questa grande terra, popolata di tanti aventi più grande diritto. Nel momento in cui la Legge verrà, saprà far piazza pulita delle formule magiche del druido, che giungono dalle labbra del falso demone nero”.
E re Conn osservò che da quando c’era la ragazza suo figlio Connla non comunicava ad alcuno che si rivolgesse a lui. Così Conn delle cento battaglie gli proferì:
“Sei d'accordo su ciò che la donna proferisce, figlio mio?”
“Per me è cosa dura – replicò Connla, – amo la mia gente sopra ogni cosa, ciononostante, ciononostante s’impadronisce di me una brama per quella ragazza”.
Nell’udire queste parole, la fanciulla rispose:
“L’oceano è meno potente delle onde della tua brama. Vieni con me sulla mia imbarcazione, la splendente barca di cristallo che scivola silenziosa. In poco tempo siamo in grado di giungere al regno di Boadag. Osservo calare già il lucente sole, ma per quando lontana sia la meta, possiamo giungervi prima del buio. Vi è ancora un’altra terra meritevole del tuo viaggio, una terra felice per tutti quelli che la cercano. Solo mogli e fanciulle vi dimorano. Se tu vuoi, possiamo cercarla e vivere là noi due soli in spensieratezza”.
Come la ragazza ebbe finito di parlare, Connla dalla fiera capigliatura corse via da essi e saltò sulla luminosa imbarcazione di cristallo che scivola silenziosa. E quindi tutti, il re e la corte, la videro andar via sul mare risplendente verso il sole al tramonto.
Distante, sempre più distante, fino a quando l’occhio non riuscì più a vederla, e Connla e la fanciulla fatata presero la via del mare, e non furono mai più visti, né alcuno mai seppe dove andarono

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