mercoledì 30 maggio 2012

Il Graal - XIII


Un uomo trasformato dal fuoco segreto degli alchimisti, (l’unico in grado di risolvere le contraddizioni dello spirito umano) rigenera non solo il suo mondo interiore, ma anche il reame esterno dove esiste sterilità e decadimento e porta rinnovamento sotto qualsiasi forma. Restituire la prosperità al reame interno dell’anima o esterno, significa guarire tramite la riparazione dei torti, delle ingiustizie, non solo esteriori, ma anche interiori. L’eroe del Graal, l’iniziato vero, è colui che conosce e incorpora il Sacro Principio: un reame che conosce ingiustizia e disgregazione è sterile. Solo chi è pronto a versare il suo sangue (o il suo io) potrà contribuire alla nascita di un nuovo mondo. In questo senso sta la regalità del Graal e la regalità del sacerdozio dell’ordine di Melchitsedeq. Verità, giustizia, equilibrio, sono i cardini su cui è impiantata la legge divina. Ma c’era un altro elemento importante e tralasciato finora: la femminilità del Graal. Anche a Monte Sant’Angelo si trova l’accenno alla Dea Madre. Il Graal circondato dalle donne serpente o donne dragone, è un richiamo (come accennato all’inizio) alla linea dinastica matriarcale chiamata appunto Sangreal. Cosa c’entra questo con il percorso iniziatico ermetico-gnostico? Innanzitutto l’immagine della gnosi è prettamente femminile. Nello gnosticismo si aveva la venerazione della Sophia, il principio della saggezza; per i Templari essa era incarnata nella figura della Maddalena, sacerdotessa, secondo un’altra tradizione eretica, di Iside, colei che tutto conosce. Questa venerazione profonda, non era altro che la presa di coscienza dell’esistenza dell’aspetto femminile e acqueo della divinità. La Maddalena era anche considerata depositaria del DNA del Sangreal (di stirpe davidica); tale stirpe è connessa con la stirpe di Iside. La tradizione del Graal è dunque fortemente connessa al mistero di Monte Sant’Angelo poiché esso conteneva accenni di molteplici tradizioni esoteriche, eredi dei misteri sumero-egizi. Non solo santuario iniziatico, ma anche vessillo di conoscenze alternative, eredi di antichi misteri risalenti, addirittura, all’origine della civiltà stessa. I segreti egizi e sumeri ponevano l’attenzione sulla rinascita spirituale e fisica dell’uomo e grazie al culto di Iside Regina del Cielo e di Osiride il Dio morto e risorto, l’uomo era in grado di accedere al cospetto della Mente universale e dell’intelletto Trascendente: in sintesi, il microcosmo (riproduzione in scala della Mente di Dio) si riunirebbe e fonderebbe con il Macrocosmo, ricreando l’unità originaria. Un altro elemento importante è che gli Dei egiziani (forse anche quelli sumeri), erano rappresentazioni di entità celesti: Osiride ritrovava la sua controparte celeste nella cintura di Orione, Iside invece si ritrovava nella stella Sirio. Un altro elemento interessante era da individuare proprio nel culto della Dea Madre. Abbiamo già citato la figura celeste della Grande Madre; questa, oltre che ispirare reverenza per il simbolo di fecondità espresso dall’immagine, era anche una guida del tempo precessionale dell’ultima fase del pleistocene. Aggiungervi il simbolo della costellazione del Toro il fecondatore significava intuire un legame terra cielo. Tale celeste congiunzione sembrava aver, dunque, dato origine alla vita: da qui il mito di esseri stellari venuti sulla Terra per creare l’umanità accelerandone l’evoluzione. La nostra origine è veramente stellare come sembrano suggerire miti ed iconografie? È questa la dimensione a cui l’uomo deve aspirare e tornare?

Da: Chi ha orecchie per intendere intenda - Simboli e segni della chiesa del Graal di Anonimo

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