venerdì 9 novembre 2012

Il Pozzo di Connla


Nella mitologia irlandese il Pozzo di Connla (anche detto Pozzo di Coelrind, Pozzo di Nechtan o Pozzo di Segais) è uno di quei pozzi soprannaturali variamente definiti "Pozzo della Saggezza" o "Pozzo della Conoscenza" e la sorgente di alcuni fiumi d'Irlanda.
È sede del Salmone della saggezza e circondato da nove noccioli sacri (anch’essi simbolo di conoscenza e saggezza). Il druido Finnegas (Finegas, Finn Eces, Finneces), trascorse sette anni cercando di pescare il Salmone. Quando finalmente lo catturò, diede istruzioni a Fionn, il suo apprendista, su come prepararglielo. Fionn si scottò il pollice versando del grasso bollente dal salmone che stava cuocendo e immediatamente si succhiò il dito per alleviare il dolore.
Quando Fionn portò il cibo pronto a Finnegas, esso vide negli occhi del ragazzo un fuoco che non aveva mai visto prima. Quando lo interrogò, Fionn negò di aver mangiato il pesce. Il maestro insistette con le sue domande e allora Fionn ammise di averne provato il sapore. Questa incredibile conoscenza e saggezza ricevuta dal Salmone permise a Fionn di diventare il leader dei Fianna, eroi del mito irlandese.
La storia di Fionn e del salmone della saggezza è simile alla leggenda gallese di Gwion Bach.
Mangiando le nocciole cadute nel pozzo, bevendo l'acqua del pozzo quando le nocciole cadevano o mangiando il Salmone che si nutriva delle nocciole, si acquisiva conoscenza ed ispirazione poetica. Il pozzo fu dunque cercato da molti poeti e filosofi.
Il Pozzo di Connla è un motivo comune nella poesia irlandese: per esempio appare in Le Nocciole della Conoscenza o Il Pozzo di Connla di George William Russell.
Yeats
descrisse il pozzo, che vide mentre era in trance, come pieno delle “acque dell'emozione e passione, in cui tutti gli spiriti purificati sono intrappolati”.
Secondo la leggenda di Cormac mac Art il pozzo si trova nella sala del re fatato Manannan mac Lir, il dio del mare e del tempo atmosferico. Normalmente Manannan è considerato uno dei Tuatha Dé Danann, benché alcune tradizioni lo vogliano più antico di essi. Il suo vero nome era Orbsen od Oirbsen. Il nome Manannan deriva da un nome arcaico dell'Isola di Man, mentre il suo patronimico mac Lir aveva un significato metaforico di "figlio del mare” (detto anche Ler, Ler è il nominativo e Lir il genitivo in antico irlandese per il termine mare). Più che una vera e propria divinità Lir è la personificazione del mare: le genealogie tramandano che il padre di Manannan fu Allód, e non - come si potrebbe pensare - Lir della celebre storia dei Figli di Lir.
Manannan possedeva molti oggetti dotati di proprietà magiche.
Donò a Cormac mac Airt il calice della verità; la sua nave, An Sguabair nan Tuinn ("spazza onde"), navigava senza bisogno di vele; aveva un mantello che rendeva invisibile chiunque lo indossasse, un elmo fiammeggiante, una spada chiamata Freagairiche ("colei che risponde") che non poteva mai mancare il bersaglio. Possedeva inoltre un cavallo di nome Enbarr che poteva cavalcare sulle acque come sulla terraferma.
Dopo la separazione dalla moglie, Fand Regina delle Fate, preoccupato per il suo amore verso l'eroe ulato Cú Chulainn che l'avrebbe condotta alla morte, perché nessuna fata poteva amare un mortale, Manannan cancellò i loro ricordi l'uno dell'altra.
Crebbe due figli adottivi: Egobail e Lugh.
Inoltre profetizzò a Bran, ne Il viaggio di Bran, che dalla sua discendenza sarebbe nato un grande guerriero, Mongan mac Fiachna
.
Il suo equivalente gallese è Manawyddan ap Llyr.
Era considerato anche il sovrano dell'oltretomba, re del Mag Mell, "la pianura della gioia"
o Tír na nÓg, la Terra della Giovinezza, la Terra dei Viventi, la Terra Multicolore, la Terra Promessa. Il Mag Mell è un paradiso di felicità, visto come un'isola nel lontano Ovest o, alternativamente, come un regno sul fondo dell'oceano. Come isola è stato visitato da diversi eroi e monaci irlandesi. Nel Mag Mell malattia e morte non esistono, è un luogo di giovinezza e bellezza eterna, dove musica, forza, vita e tutti i piaceri esistono contemporaneamente. La felicità non cessa mai e nessuno desidera cibo o acqua
È noto soprattutto per il mito di
Oisín e Niamh.
Oisín aveva bisogno di una guida per raggiungere il Mag Mell, che fu Niamh. Insieme raggiunsero questo regno incantato, dove trascorsero un certo tempo, finché la nostalgia non spinse Oisín a tornare alla madrepatria. Fu però sconvolto nell'apprendere che, mentre con Niamh aveva trascorso un solo anno nel Mag Mell, in Irlanda, ne erano trascorsi ben cento. Oisín raggiunse l'Irlanda in groppa al magico cavallo di Niamh, ma lei lo avvertì di non toccare il suolo, altrimenti il peso degli anni gli sarebbe piombato addosso in un solo istante. Ma Oisín non sentì il consiglio e, in un solo momento, si mutò in un vecchio. Riuscì comunque a raccontare a San Patrizio la sua storia, e a venir benedetto prima della morte. Questo racconto ha diversi altri paralleli nel mondo, a cominciare dalla storia giapponese di Urashima Tarō.
Il fascino del Mag Mell sopravvisse all'era pagana anche dopo l'avvento del cristianesimo. In racconti posteriori però non si tratta più tanto di una realtà oltremondana, quanto di una sorta di paradiso terrestre che i viaggiatori avventurosi possono raggiungere navigando verso ovest, spesso trascinati da provvidenziali tempeste. Solitamente questi viaggiatori esplorano diverse altre isole fantastiche prima di raggiungere il Mag Mell e poi far ritorno. Sono da ricordare, tra loro: San Brendano, Brân il Benedetto e Mael Dúin.
Queste storie sono sicuramente state ispirate dalla nota abilità marinara dei monaci irlandesi, che raggiunsero e colonizzarono diverse isole, anche molto lontane. Di San Brendano si ipotizza persino che abbia raggiunto il continente americano diversi secoli prima di Cristoforo Colombo.

La leggenda del Pozzo di Connla
Tanti e tanti secoli fa, lungo la costa irlandese nel punto in cui le città di Golwaj e Clifden si congiungono, c'era una piccola capanna sperduta e disabitata. Chi mai l'avesse costruita era a tutti ignoto. Gli uomini si rifiutavano di abitare quel luogo dove il cielo era quasi sempre grigio e raramente rischiarato dal sole. Inoltre il vento freddo dell' Atlantico vi soffiava così forte che sembrava voler strappare le poche forme di vegetazione che riuscivano a sopravvivere.
Ma un giorno una giovane donna, con il suo figlioletto appena nato, si rifugiò nella capanna. Si adattò alla solitudine del luogo e imparò a difendersi dal vento e dalle piogge. Viveva cibandosi degli animali che il mare depositava ogni giorno sulle spiagge e bevendo acqua piovana. Insegnò al suo bambino ad amare quell'universo che a tutti era sembrato ostile.
Il piccolo crebbe e diventò un uomo forte e saggio. Conosceva ogni aspetto dell'oceano: capiva anche dai segnali più insignificanti l'arrivo delle tempeste, percepiva la direzione delle correnti, coglieva nel colore e nelle trasparenze delle acque l'approssimarsi delle maree. Intuiva inoltre il significato delle nuvole in cielo.
Ciò che lo affascinava di più era però il mormorio delle onde; in riva al mare si sentiva rapito dal suono che proveniva dall'oceano, a volte dolce, a volte violento, ma sempre ricco di armonia e di mistero. Un giorno decise perciò di andare verso l'ignoto oltre la riva. Con una piccola zattera si abbandonò alle onde del mare e incominciò a remare guardandosi intorno incantato: l'immensità dello spazio azzurro lo ammaliava.
Dopo alcune ore di navigazione s'avvide con preoccupazione che stava per scatenarsi un uragano: la sua zattera non avrebbe potuto competere con le forze dell'oceano. Il giovane infatti lottò inutilmente contro le onde, che lo strapparono ai resti della zattera e lo inghiottirono.
Fu trascinato nel fondo. Si trovò in un mondo calmo e tranquillo, dove strani esseri lo guardavano meravigliati. Infine la corrente, che diventava sempre più impetuosa, lo risucchiò verso un grosso pozzo che si trovava nelle profondità marine.
Il giovane avvertì una strana sensazione; nel fragore delle acque, che cadevano nel pozzo, gli parve di udire un susseguirsi di espressioni. Erano tante parole nuove a lui sconosciute. Quanta dolcezza! E che suono meraviglioso producevano! Capì che le onde del mare gli parlavano e che egli ne comprendeva il messaggio.
Durò un attimo quel viaggio misterioso. Poi si trovò di nuovo sulla sua spiaggia. Rivide le luci di sempre, ascoltò i rumori e gli echi a lui noti, risentì il canto degli uccelli. Guardò le onde del mare e vi scorse le tante forme di vita che ben conosceva: il polpo, l'aringa, la seppia. Di lontano intravide il delfino, la balena azzurra. Ma scoprì una cosa strana: era padrone, ad un tratto, di una gamma infinita di suoni e di parole. Con esse poteva descrivere l'universo che lo circondava. Pronunciò, per la prima volta, espressioni mai udite prima. Erano perfette.
La madre sentì la sua voce, corse verso di lui per riabbracciarlo e rimase per ore ad ascoltare il suo dire.
Anche gli uomini e le donne che abitavano nei punti più lontani dell'isola lo sentirono e accorsero. Non comprendevano quel linguaggio, eppure il ritmo era così melodioso che ne furono affascinati: era nata finalmente la poesia.
Ma essa è una ricchezza di pochi. Chi vuole possederla deve infatti riuscire ad arrivare nelle profondità dell'oceano, nel pozzo sottomarino di Connla

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